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lunedì 16 aprile 2007

OpenCamp visto dalla parte mia


Sono stato all’OpenCamp. Sabato mattina, dopo aver dato buca ad altri impegni, salgo sul treno e vado. Durante l’ora (più o meno) di viaggio, giocando a Jawbreaker sul palmare, mi viene il dubbio di poter non essere a mio agio in quest’evento specialistico e specializzato: dopo tutto sono un ex informatico, che dei programmi (è una vita che non programmo più), dei sistemi operativi (che non sistemo più), delle applicazioni (mi applico poco) non è agguerritamente aggiornato come una volta. Però la passione c’è sempre e il treno va abbastanza veloce. Poi arrivo e capisco subito che la passione basta, basta e avanza. Prima ancora dell’inizio riesco finalmente a stringere la mano a Luca che mi regala subito il piacere di conoscere Feba e poi ancora 4 Ever Young e Legolas. Seguo qualche intervento che riguarda argomenti tecnici e si sa, gli argomenti tecnici sono pericolosi da seguire, perché o sei un tecnico e rischi di sapere già tutto, o non sei un tecnico e rischi di non capirci un tubo. Qualcosa l’ho capita. Ma il meglio avviene a prescindere dagli interventi da seguire, così sulle panchine del cortile mi lascio intervistare da Leo Sorge facendo la parte dell’imbranato (mi è venuta benissimo come si vede tra le registrazioni di Robin Good) che cerca di strappare la promessa di far si che il software aperto e in particolare i Sistemi Operativi Open Source siano diffusi in modo il più possibile elementare, partendo dal basso, spiegando se necessario a cosa serve il Power Button. Dalla seguente chiacchierata con Leo pare che ancora per un po’ Linux dovrà restare per pochi ma qualcosa forse si muove. In perfetto stile BarCamp (questa è la cosa più avvincente) le migliori conversazioni continuano tra i corridoi e il porticato così mi è facile rendermi conto che non sono l’unico (ex) informatico simpatico, soprattutto quando riesco a chiacchierare (di partizioni che vanno e vengono) anche con il professore esimio praticamente padrone di casa Stefano Epifani e con Alessio Jacona che poi danno il meglio al cospetto della telecamera di Nicola Mattina. Considerando che il tutto è stato intervallato dalle prelibatezze di San Lorenzo (assente Antonio Tombolini a cui avrei voluto dedicare la mia personale ovazione) devo dire che il mio primo BarCamp si guadagna un giudizio positivo nonostante qualche piccola critica deve anche portarsela a casa: per il ritardo con cui si inizia, per la mancanza di connettività, per la penuria di rappresentanti dei lug italiani. Già, gli esponenti dei lug non pervenuti, custodi della verità del free e dell’open, i quali o non sono stati invitati, oppure sono troppo snob per partecipare ad eventi del genere e troppo pronti poi a sentenziare che la scarsa diffusione dell’Open Source è colpa della Microsoft (niente link). A questo punto mi rimane da annotare l’intervento di Robin Good che, in accordo con gli “altri” rappresentanti dei lug (quelli presenti, pochi ma buoni) predica l’evangelizzazione delle folle “partendo dalle zie e dai cuginetti” esortando l’abbandono dell’esasperato tecnicismo per rapportarsi maggiormente con le tante persone che vogliono imparare ma non sanno da dove iniziare. E, aggiungerei, per riscoprire quanto sia soddisfacente vedere i progressi dell’allievo, tanto più quanto l’allievo parta dal basso. Morale del discorso: esperienza da ripetere! Purtroppo non a breve poiché già so di non poter essere allo ZenaCamp (agli impegni di lavoro si può dare buca, quelli familiari no!), ma spero di rifarmi presto.

il link alle foto nel post precedente