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mercoledì 11 luglio 2007

Del perché voglio ballare con un macbook

Lo so che la mia mole non mi permette più di essere un bravo ballerino ma ho l’abitudine di provare almeno qualche passo prima di dire che un ballo non mi piace, così, non capendo al volo (una volta avevo più intuito) cosa potesse entusiasmare tanto i possessori di Mac di qualsiasi forgia (e ne ho visti tanti durante la partecipazione al mio ultimo BarCamp), ho voluto provare qualche passo di questo vecchio ballo. Già, una vecchia danza che ebbi modo di ballare (allora sì che ero un bravo ballerino) nel lontano 1985 quando i dischi erano in vinile e in qualche auto la musica si ascoltava addirittura ancora con uno Stereo-8. Certo, il ballo del mio Macintosh 512Ke



non era come quello attuale ma era comunque modernissimo a quei tempi. Ringrazierò sempre i miei mecenati (quasi 5 milioni non avrei potuto spenderli per un computer) che mi diedero la possibilità di provare quelle emozioni: il monoblocco col monitor da 9” integrato e il lettore di floppy disk da ben 800Kb, la CPU Motorola (era l’ultima frontiera per un PC), l’interfaccia grafica con la scrivania e il cestino e tutti i suoi accessori, il mouse, la tastiera col tastierino numerico, 512Kb di Ram, l’uscita audio! Un grande amore! Interrotto solo quando un anno più tardi arrivò una bambolona ancora più carrozzata: oltre al 68000 aveva 3 anime (Denise, Agnus e Paula) che gli conferivano una multipersonalità così intrigante da far innamorare chiunque l’avesse conosciuta, di nome si chiamava Lorraine, il suo nick era Amiga e di cognome faceva Commodore e aveva (Udite! Udite!) anche il monitor 14” a colori (ben 32 su una paletta di 4096) e software di grande qualità come se piovesse!


Sì, in quegli anni, quando il “nemico” e Grande Fratello si chiamava IBM (non ancora Microsoft), “to think different” aveva veramente un senso, perché voleva dire poter fare cose che con i PC IBM non erano neanche immaginabili, inchiodati com’erano ancora all’interfaccia a caratteri coi monitor a fosfori verdi (che dopo averci lavorato per poco più di un’ora, tutto ciò che era bianco lo vedevi di un bel rosa intenso: una volta non ho riconosciuto la mia 500 bianca ed ho continuato a cercarla per un quarto d’ora nel parcheggio!). Ma i computers dell’epoca, negli ambienti di lavoro erano utilizzati per lo più come ausilio per la gestione delle aziende e i software gestionali non andavano d’accordo con l’interfaccia grafica ed il lavoro imponeva la programmazione in ambiente MS-Dos.


Con l’arrivo di potenti processori, schede grafiche di grandi performance e interfacce audio di buona qualità, i PC hanno sempre meno invidiato le qualità dell’Amiga, col tempo raggiunte in qualche caso anche dai nuovi Macintosh, rimasti soli, dopo le vicissitudini finanziarie di Commodore, a cercare di limitare il predominio di quei cosi che nel frattempo si erano attrezzati con Windows, e sostituito il “nemico” e Grande Fratello e oggi non disdegnano neanche il look grafico e accattivante che si è dato Linux. Ma allora, oggi vale veramente la pena affidarsi ad un computer Apple nonostante il costo sia oltre il doppio di quello di un buon PC con hardware anche superiore? Dopotutto, da quando anche la mela morsicata è passata all’architettura Intel, cosa differenzia un Mac? È un PC di buona qualità? Come un qualsiasi PC fa “girare” Linux e Windows, allora cos’ha in più? Il Mac OS X? Non lo so! Non mi viene (si, una volta avevo più intuito)! Tra l’altro la mia personale esperienza recente, passata attraverso 4 o 5 mainboard diverse con altrettanti differenti processori Intel o AMD e 6 o 7 schede video e audio con chipset differenti, dice che l’ultimo crash di Windows visto sul mio PC si riferisce all’anno 2000 per colpa di una Dimm difettosa che piantava l’istallazione di Windows 98. Insomma per cercare di capire se può avere un senso entusiasmarsi per i prodotti di Cupertino, ne ho comprato uno. Datemi il tempo di provare qualche passo e poi ne riparliamo: spero che la musica mi rapisca di nuovo e che mi diverta ancora questo ballo, anche se ancora non sento le gambe partire da sole come quando avevo la danza nel sangue (!), il D.J. continua a chiedere “Siete caldi?!” e sinceramente per il momento mi verrebbe da rispondere “Ancora tiepido!”… A fra qualche post.