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venerdì 2 maggio 2008

Integrazione solidale

Il mio amico Guglielmo, che noi chiamiamo Willy da quando andavamo a scuola, è una persona affabile e cordiale, ha una bella casa e una famiglia serena composta dalla cortesissima moglie e da due splendidi bambini, un maschietto di 11 anni futuro campione di calcio ed una femminuccia, una vera peperina di 8 anni. È socio di una ditta che si occupa di sicurezza industriale e personale e per anni ha fatto la guardia del corpo approfittando dei suoi 197 centimetri di altezza e dei suoi oltre 100 chilogrammi di muscoli. Gli piace portare i capelli molto corti, ma non rasati e la barba, corta anch’essa, scolpita con molta cura e gli piace enormemente indossare quei suoi occhiali con la montatura nera sottile e con le lenti scure, tanto che non li toglie neanche quando cena o guarda i programmi televisivi. Con Wlly si trascorre piacevolmente il tempo scherzando su ogni argomento, perché è un grande buontempone quando nessuno lo fa innervosire. Già, perché se poi perde la pazienza non si controlla, ricorderò per sempre quando, poco più che ventenne, tirò un pugno contro il finestrino dell’auto di un tizio che gli aveva soffiato il parcheggio facendo saltare 2 denti al malcapitato seduto alla guida! Egli è anche un bravissimo cuoco e ieri sera, che la sua signora e i suoi figli erano a casa dei suoceri, ha invitato a cena me ed altri due amici d’infanzia. Abbiamo parlato di tante cose e poi ci ha raccontato dei suoi nuovi vicini. Da poco tempo, infatti, accanto a casa sua abitano 4 giovanotti stranieri (non sarebbe corretto chiamarli extracomunitari perché effettivamente sono cittadini dell’unione Europea, ma di sicuro non sono italiani) e Willy, uomo dal cuore grande, ha voluto dar loro il benvenuto cucinando un dolce squisito e portandolo nella loro abitazione. Porgendolo con un sorriso benevolo ai 4 immigrati, ha indurito un po’ il bicipite stretto nella manica corta della sua t-shirt ed ha detto loro che, per principio, li avrebbe ritenuti responsabili di ogni delinquenza si sarebbe verificata nel vicinato. A quel punto il più grosso dei 4 (forse quello che parlava meglio l’italiano) gli ha risposto che loro non avevano paura di niente e di nessuno e mentre parlava faceva ripetutamente aprire un coltello “a scatto” che poi richiudeva fissando sempre Willy negli occhi. Così il mio caro amico ha alzato un poco la sua maglia lasciando scorgere il calcio della sua pistola e subito l’altro ha aggiunto che proprio per questo (cioè per il fatto di non temere nessuno) si sarebbero adoperati per vigilare di persona che nell’intero quartiere non ci fossero mai problemi di alcun genere.
Che bella l’integrazione!